LE CHIESE E I MONUMENTI
Santa
Maria sul Colle di Loriano
Vicina
al castrum, ma fuori di esso, al
di là della Valle Amara, leggermente rialzata rispetto alla vasta
conca del Cammarone, ma più in basso
rispetto al castello sorgeva la chiesa abbaziale di S.Maria
sul colle di Loriano per affermare la
prevalenza del potere temporale rispetto a quello religioso . Di
essa restano le mura perimetrali, il
cinquecentesco campanile ed alcuni ruderi dell’abbazia. Già nel
957 i beni dell’abbazia di Farfa si
estendevano fino a Torano ed erano
amministrati dalla “cella” di S. Maria
di Loriano. Un documento farfense
del 1100 cita di una permuta avvenuta nell’VIII
secolo fra l’Abbazia di Farfa
ed un certo Soldone, a cui i monaci
cedettero S. Maria di Loriano.
Sappiamo che, nel 1398, tale chiesa dipendeva da quella principale
di S. Stefano, ma, nel 1561, S.Maria
sul Colle di Loriano risulta essere chiesa collegiata
ed abbazia. La chiesa probabilmente restò quella che era sin
oltre la metà del 500, quando si rese necessario un ampliamento,
dovuto all’incremento demografico. I lavori ebbero inizio tra il
1562 e il 1563. A ricostruzione ultimata, nel 1577, la chiesa risultò
allungata e rialzata, ma non allargata, così che restarono intatti
i dipinti quattrocenteschi che ne ornavano le pareti e i pilastri.
Era a tre navate, lunga “ dieci canne e larga
4”, circa mt.25x10. Aveva
due porte: una grande sulla facciata e una piccola, forse per le
donne, di lato. S. Maria fu la prima chiesa del Cicolano
ad avere un organo collocato vicino all’altare maggiore.
Aveva tredici altari. Tra gli oggetti d’arte vi erano cinque
calici, di cui 2 interamente in argento ed una croce processionaria
in argento. L’altare maggiore si fregiava di due angeli in legno
dorato e statue di S. Vittorino e S.
Salvatore. Era retta da un abate e quattro canonici. Il diritto a
nominare l’abate spettava ai Colonna.
Distrutta dal terremoto del 1915, ci restano solo il campanile ed i
muri perimetrali.
La
nuova chiesa di S.Maria fu ricostruita
dopo il 1915, ma spostandone il luogo, appena sotto il Colle di Loriano.
San Francesco vecchio
Originariamente
la chiesa era fornita di un altare a forma di T; in una delle
ricostruzioni del 1600, con ogni probabilità, esso fu sostituito
con l’attuale. Al centro di questo altare, in una nicchia, si
custodiva il cappuccio, fin verso il 1652. L’intero complesso
della chiesa e del convento abbraccia un perimetro notevole di circa
90 metri per 110.
Dopo il 1250 Corvaro si arricchisce di un nuovo convento e di una nuova chiesa, poiché i frati Minori dovettero trasferirsi dal convento di S. Francesco Vecchio. Venne, quindi, costruita un’altra chiesa, con annesso un convento (andato perduto), intitolata anch’essa al Santo: S. Francesco Nuovo. Tale chiesa, la chiesa della predicazione dei francescani, costruita fuori dalle mura del castello, ma accostata ad esse, fu definita “ piazza coperta” per le sue dimensioni, imponenti per quel tempo; essa si trova nella piazza principale del paese, è stata interamente ricostruita dopo il terremoto del 1915, seppure conserva la stessa ubicazione e le identiche dimensioni di quella distrutta, e custodisce preziosi affreschi che illustrano vari episodi della vita di San Francesco.
La nuova chiesa di San Francesco sorge al centro di Corvaro ed è stata anch'essa restaurata dopo il disastroso terremoto del 1915. L'impianto originario risalirebbe al XIV secolo, quando l'Ordine Francescano dei Frati Minori volle edificare anche i paese un tempio dedicato al loro Santo ispiratore. Il convento, le stalle e l'orto adiacenti la chiesa andarono completamente perdute, mentre l'edificio religioso venne restaurato con nuove fattezze. Nel 1927-28 venne riedificata la volta, crollata completamente, e venne decorata, insieme alle pareti laterali, nel 1954, con affreschi che illustrano vari episodi della vita di San Francesco: Il bacio del lebbroso, La predica agli uccelli, La benedizione prima di morire alla città di Assisi, Il Santo con il lupo di Gubbio, Il Santo che riceve l'approvazione della regola francescana da parte del Papa Innocenzo III e Il Santo che si spoglia delle sue vesti davanti al Vescovo Guido di Assisi.
Preziosi affreschi si trovavano anche nell'antico chiostro del convento, distrutto dal sisma , realizzati all'inizio del 1600 da un pittore abruzzese, Angelo Guerrino, ma, probabilmente, l'intera chiesa doveva essere decorata, tanto che alcune tracce di affreschi quattrocenteschi vennero rinvenuti anche nella sagrestia. Di notevole interesse è il portale con due colonnine a fusto liscio, sormontate da capitelli intagliati con motivi floreali, del XV secolo, mentre all'interno, caratterizzato da una navata centrale affiancata da due navate minori, è conservato religiosamente il Santo Cappuccio, donato, secondo la tradizione, da San Francesco alla popolazione.
Santa Maria Assunta
Questa chiesa fu distrutta totalmente con il sisma del 1915. Ricostruita nel 1935, ha una struttura a tre navate: lunga m 25, larga m 14, alta m 10. La facciata è caratterizzata da un portico a tre archi alternati a delle lesene, che si proietta in avanti nel piazzale antistante. All'interno, lo spazio delle tre navate è delimitato da due file di semplici pilastri, mentre la volta dell'abside venne decorata con degli affreschi nel 1947. Nel 1985, una serie di scosse telluriche danneggiarono gravemente l'edificio tanto da rimanere chiusa per undici anni. Nel 1990 si ebbe un contributo del 70% su 100 milioni. Nel 1996 Monsignor Giuseppe Molinari benedì la chiesa di Santa Maria.
La chiesa della Madonna di Malito
Si trova tra i monti, a 1000 metri di altitudine, nella Valle di Malito.
La Valle è solcata dal torrente Apa e sovrastata dai ruderi del castello di Malito, o Melito, ricordato nel Catalogo dei Baroni come feudo del conte reatino Gentile Vetulo.
La piccola chiesa fu eretta, con ogni probabilità, come chiesa castrale del suddetto castello e sopperì a tale compito fino all'abbandono del sito fortificato databile intorno al XVI secolo, infatti, in alcune visite pastorali del 1500 non è più definita castrale, bensì rurale; ora, invece ha il titolo di Santuario. La struttura dell'edificio religioso è molto semplice e allo stesso tempo emozionante, tanto che entrandovi è possibile assaporare la sacralità del luogo. L'interno ad una sola navata con copertura a capriate e fortemente rimaneggiata ha perso le originarie forme romaniche così come la facciata esterna che è stata recentemente ristrutturata.
Apprezzabile è l'effige della Madonna che, durante la festa, viene portata in processione fino ai paesi di Santo Stefano e di Corvaro. Si tratta di un'icona benedettina del 1100 in legno di pioppo, restaurata nel 1967. La preziosa tavola raffigura La Madonna in trono col Bambino, ritrovata, secondo la tradizione, in un romitorio della vallata, è custodita nella piccola chiesa risalente al 1200.
Questa icona è stata a lungo contesa tra Santo Stefano e Corvaro, tanto che ha ispirato una storia di "pietas cristiana". Si racconta, infatti, che al momento del ritrovamento dell'immagine in una grotta del Monte Costa, iniziarono comuni discussioni per decidere chi avesse dovuto averla nel proprio paese. In un primo momento la presero i Corvaresi, ma, il mattino seguente, la Madonna fu ritrovata nella grotta originaria. Lo stesso accadde quando fu portata a Santo Stefano. Così, di comune accordo, venne caricata su di una mula che, giunta nel luogo dove fu eretto il santuario, s'inginocchiò e non volle più muoversi. Davanti a questo segno di Volontà Divina, le due popolazioni decisero di lasciare l'immagine in quella valle e lì vi edificarono la chiesina. La storia di un mulo che porta un'immagine sacra, che "s'inginocchia" per Volontà Divina" e, proprio grazie a quel segno, in quel luogo viene costruita una chiesa, è un topos dei racconti sacri di origine medievale, tipico sopratutto dell'area abruzzese.
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