LE CHIESE E I MONUMENTI
SANTA MARIA AD NIVES
Ubicata dove anticamente si trovava il forte del palazzo baronale, era lunga 18 metri e larga 10. Era una chiesa povera di rendite tanto da ricorrere agli aiuti della confraternita omonima, alle offerte della popolazione e alle rendite della chiesa rurale della Madonna delle Grazie. Aveva il battistero, il sacrario, due sepolture, un campanile con tre campane. Andò in parte distrutta insieme al castello, nel terremoto di Avezzano del 1915. I documenti d'archivio dicono che la facciata della chiesa di Santa Maria ad Nives era volta a sud, aveva una finestrella, nel mezzo altre due finestre nella parete ovest, a est un altro ingresso. La chiesa era lunga 15 metri e larga dai 9 ai 10, sul soffitto tavole a quadretti, il pavimento era di mattonato. Dietro l'altare maggiore, dedicato a San Lorenzo, vi era la sagrestia, che misurava 6X10 metri, con degli arredi sacri. Il primo altare, sul lato sinistro, abbellito da un pregevole affresco raffigurante "La Madonna del latte" era dedicato alla Beatissima Vergine della Neve, mentre il secondo altare, contenuto in un'edicola quadrata, era dedicato alla Beatissima Vergine di Loreto. Sul lato destro vi era un altro altare dedicato alla Madonna del Rosario. Della chiesa di Santa Maria ad Nives, restaurata poco tempo prima del terremoto da Don Vincenzo De Sanctis di Corvaro, è rimasto il campanile, con due archetti per le campane, sormontati da un arco più piccolo.
Fino a qualche anno fa era possibile ammirare il bellissimo affresco rappresentante "La Madonna del latte" del 1471 restaurato nel 1947 e poi rubato da ignoti. L'affresco, delle dimensioni di 150 centimetri x 85, ritraeva la Madonna in trono, in posizione ieratica, mentre allattava il Bambino. Dal panneggio ocra che faceva da sfondo, decorato con raffinati disegni rossi, spiccava la dolce figura della Vergine che con una mano sorreggeva il Bambino, mentre con l'altra Gli porgeva il seno. Lo sguardo del Bambino, che cerca rassicurazione nella Madre, mostra la chiara volontà dello sconosciuto autore di metterne in evidenza non la santità, ma l'umanità. Dopo la distruzione della chiesa, le funzioni parrocchiali furono trasferite nella chiesa dedicata alla Vergine Santissima delle Grazie.
MADONNA DELLE GRAZIE
I Benedettini dedicarono questa chiesa a San Tommaso Martire; all’interno è stato ritrovato, infatti, un affresco che riproduce il Santo con sotto la scritta "San Thomas Cantauriensis" ovvero San Tommaso di Canterbury.
La facciata anteriore in pietra viva locale, coronata da un timpano arcuato, è caratterizzata da un oculo, attraverso il quale l'interno viene illuminato e da una lunetta affrescata con l'immagine della Vergine col Bambino.
Il campanile, collocato a sinistra della facciata, venne edificato ex novo nel 1935. La facciata posteriore si contraddistingue, invece, per la presenza alla sua base, di massi che appartenevano ad un muraglione, in opera poligonale di III maniera, al quale si sovrappone un altro tratto di muro in opera reticolata. Questo complesso era probabilmente pertinente ad una villa rustica romana insediatasi dopo il fenomeno di colonizzazione operato dai Romani tra il IV ed il III secolo.
Nei pressi della chiesa sono state, infatti , ritrovate tracce di costruzioni risalenti ai tempi degli Equi e dei Romani; di fronte, invece sono visibili i resti dei muri medievali di Villa Tommasa e della cisterna dello stesso periodo.
I documenti d'archivio riferiscono che nella chiesa rurale della Madonna delle Grazie si doveva celebrare una messa all'anno nel giorno della festa di San Tommaso. Si trova a sud-est del villaggio. La facciata è volta a nord-est. L'interno, ad unica navata, lungo 9 metri e largo 6, è diviso in due parti da un arco ed è coperto da due volte, una delle quali a sesto più ribassato. Di fronte alla porta d'ingresso, è posto l'unico altare dedicato alla Madonna delle Grazie, sopra il quale vi è l'effigie della Vergine con il Bambino, in un affresco circoscritto da una cornice in stucco. Sul lato sinistro si apre una porta che conduce nella piccola sagrestia, un vano di 3 metri per 3, coperto anch'esso da una volta.
Tra i magnifici affreschi cinquecenteschi, che decorano le pareti, sono riconoscibili San Tommaso di Canterbury, vescovo e martire, a cui era dedicata, nell'antichità, la chiesa benedettina; Santa Caterina d'Alessandria raffigurata con le tenaglie, simbolo della tortura subita nell'estrazione dei denti e la palma, simbolo del martirio subito; Sant'Atanasio Liberatore in grave stato di degrado; la Crocifissione e un Santo, non meglio identificato, che presenta la croce.
La chiesa-santuario, sottoposta a due significativi interventi di restauro (uno nel 1935 e l'altro più recente, nello scorso decennio) si contraddistingue per la sua straordinaria bellezza architettonica.
Il terremoto di Avezzano rovinò gravemente la chiesa, ma non la distrusse.
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